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“Stop al genocidio” e l’ira di Israele. Ghali diventa un caso a Sanremo

Il Festival di Sanremo 2024 è diventato il palcoscenico di una controversia politica dopo l’esibizione di Ghali, il rapper italo-tunisino, che ha espresso apertamente posizioni critiche nei confronti di Israele. Le parole del cantante hanno scatenato reazioni immediate, portando all’intervento dell’ambasciatore israeliano Alon Bar, che ha condannato l’uso del palco del festival per diffondere “odio superficiale e irresponsabile”. Bar ha richiamato l’attenzione sugli eventi tragici dell’7 ottobre durante il Nova Music Festival, sottolineando la gravità delle dichiarazioni di Ghali.

di Francesco Catania

Sempre nella stessa serata, verso le 23.30, seguendo la consueta routine, Amadeus ha concesso la ribalta al palco posizionato sulla nave di Costa Smeralda, ancorata di fronte a Sanremo. L’attesa era per l’esibizione di Tedua, che ha eseguito il suo spettacolo. Tuttavia, alle sue spalle, il pubblico ha espresso il proprio messaggio attraverso tre cartelli inequivocabili. Il primo mostrava la bandiera della Palestina, il secondo recava la scritta “Stop Genocide”, evidente richiamo al conflitto in corso nella Striscia di Gaza, mentre dall’altro lato del palco si faceva appello a un “cessate il fuoco”.

In risposta alle critiche, Ghali ha difeso il suo punto di vista durante un’intervista a Domenica In, sottolineando il suo ruolo di musicista e il suo impegno a favore della causa palestinese fin dall’infanzia. Ha affrontato la paura di esprimere opinioni contro la guerra e il genocidio, condannando la politica del terrore. Ghali ha lamentato che molte persone esitano a sostenere la pace a causa delle possibili ripercussioni sociali e politiche.

La controversia si è intensificata quando Rai 1 ha trasmesso la risposta di Ghali, suscitando una forte reazione da parte dell’ambasciatore israeliano. Il CEO della Rai, Roberto Sergio, ha cercato di distanziarsi dalle opinioni del rapper, esprimendo solidarietà nei confronti di Israele e della comunità ebraica. La situazione ha coinvolto anche l’arena politica, con il Movimento 5 Stelle e AVS che hanno appoggiato Ghali come simbolo nella loro percezione di lotta contro un regime immaginario.

La disputa attuale sembra destinata a continuare nei prossimi giorni, con diverse affiliazioni politiche che si schierano su fronti opposti in merito alle dichiarazioni di Ghali. La situazione, che coinvolge la politica e la musica, potrebbe alimentare ulteriori discussioni sulla libertà di espressione e sul ruolo del palco artistico nel promuovere o limitare certe prospettive politiche.

I precedenti

Dal mondo metalmeccanico ai trattori, la protesta ha fatto capolino sul palco dell’Ariston, portando il fermento delle rivendicazioni lavorative nel cuore del Festival di Sanremo. Quest’anno, Amadeus ha invitato i manifestanti dei trattori a esprimere le loro preoccupazioni direttamente sul palco, confermando che la tensione tra i lavoratori e il palcoscenico non è un fenomeno nuovo per il Festival della canzone italiana.

Le memorie risalgono al 1984, sotto la conduzione di Pippo Baudo, quando operai in pericolo di perdere il loro lavoro manifestarono davanti al teatro Ariston. Alcuni di loro furono addirittura invitati a salire sul palco per esporre le loro richieste in diretta televisiva. Nel 1995, Pino Pagano, un operaio disoccupato, minacciò di lanciarsi dal balcone dell’Ariston durante la trasmissione in diretta su Rai1. Fu Pippo Baudo a intervenire rassicurandolo e dissuadendolo dall’atto estremo.

Nel 2000, durante l’edizione condotta da Fabio Fazio, i Cobas sfilano davanti all’Ariston con la mucca Ercolina, simbolo della protesta legata alle quote latte. Nel 2014, sempre sotto la conduzione di Fazio, due disoccupati dalla Terra dei Fuochi interruppero la gara salendo sulla balaustra del teatro, minacciando di buttarsi per protestare contro la difficile situazione lavorativa in Campania.

Nel 2019, nel contesto di tensioni tra Italia e Francia, i gilet gialli, noto movimento di protesta francese, sconfinarono a Sanremo, portando la loro pacifica manifestazione di rivolta contro l’aumento dei prezzi del carburante. Nonostante la loro presenza, l’invasione pacifica restò fuori dall’Ariston.

Il 2021 ha visto un altro episodio di protesta, stavolta da parte dei rappresentanti delle partite Iva e del movimento #ioapro. Circa cinquanta manifestanti si radunarono davanti al teatro Ariston, gridando “Libertà” e “Amadeus”, indossando maschere di “Anonymous” e intonando l’inno di Mameli. La richiesta era chiara: “Solo lavoro, vogliamo solo lavoro”, una testimonianza delle sfide economiche durante le restrizioni anti-Covid.

La storia del Festival di Sanremo si intreccia così con le lotte dei lavoratori, confermando che il palcoscenico può diventare un luogo di espressione e visibilità per le questioni sociali e lavorative.

Sanremo 1984, sul palco gli operai dell'Italsider
Pino Pagano minacciò di gettarsi dalla balaustra dell'Ariston, Sanremo 1995anremo
La mucca Ercolina sfila davanti all'Ariston, Sanremo 2000
La protesta di due disoccupati a Sanremo 2014
Gilet gialli a Sanremo 2019
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Last modified: Febbraio 14, 2024
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